29 maggio 2005

eight miles high

Così giù. Fà uno strano effetto sentire un gabbiano a quest'ora di notte in pieno centro abitato, l'ennesima prova che c'è qualcosa di stonato in questo quartiere, così distante dal mare. Magari perchè una scuola materna o un cinema o una libreria non ci sono ma il centro commerciale "più vicino al centro" sì o forse perchè questo fine settimana c'è la festa della parrocchia, col suo zucchero filato vicino alle giostre giovanotti al punching ball coi bicipiti evidenti e un sorriso fotocopia treppalle due euri si vince sempre l'orchestra spettacolo del liscio di gruppo latino ammaracàno un altro giro di valzer una bella mazurka vecchie giunture cigolanti dentiere malferme ginocchia ossute minacciose in tanghi figurati 'ndiamo siòre e siòri coi biglietti della riffa primo premio lo scaldabagno da ottanta comodi litri offerto dalla ditta Rubbinetti un bellapplauso evvia collàlligàlli. vado qui, alzo il volume e già mi ritrovo otto miglia in alto...

on air(ma proprio a cannone!)/husker du::eight miles high

28 maggio 2005

sin city




a proposito di storie lunghe..la parete del mio ingresso è da dieci anni che la regge, mai una crepa nel loro sodalizio. chissà se lei si monterà la testa, ora che esce il film.

on air/the 101::verve
mark mc kay::i know you rider

26 maggio 2005

funeral

viene poi l'età in cui guardare una figlia è come avere un punto di vista differente sulla vita. tutto più relativo, altre le priorità, ma, soprattutto, guardare sè stesso con occhi magnanimi, indulgenti quasi. ma è anche scoprire che quella sensibilità che nel lavoro fà la differenza ti uccide ad un funerale, foss'anche della persona che hai stimato di meno quand'era in vita. namastè..riconosci il divino che comunque è stato in lui, e questo è davvero un controsenso nonchè destabilizzante, alla luce delle mie perplessità riguardo l'esistenza di dio. viene dunque l'età ma non ancora i capelli bianchi, in compenso viene la grazia di una consapevolezza diffusa fin nei tessuti, ormai. certo metter su funeral degli arcade fire in certe occasioni è pari a spargere generosi ed inclementi, peperoncino sugli spaghetti, consci dell'effetto sull'esofagite, ma tant'è. e allora scrivo e scrivo e scrivo di quanto, sì, sono beato come rana su una foglia di ninfea, ma CAZZO oggi puzza questo stagno, e vorrei proprio saltare da un'altra parte che non sia qui ed ora, anzi correre, e veloce pure.
ma mi si chiede di restare, concentrato nel percepire lo schema caotico di questa vita, e a seguirla, quasi anticipandola, talvolta accompagnandola fino ad un punto in cui tutto si ferma prima di ripartire. un punto di quiete, un punto neutro, in pace, uno stillpoint.


in the backseat/arcade fire::funeral


i like the peace
in the backseat
i don't have to drive
i don't have to speak
i can watch the countryside
and i can fall asleep
my family tree's
losing all it's leaves
crashing towards the driver's seat
the lightning bolt had enough heat
to melt the street beneath your feet
alice died
in the night
i've been learning to drive
my whole life
my whole life
i've been learning

un post al sole (e fattela 'na cazzo de risata..) 4/4

E fu allora che vedemmo cose che voi umani ecc ecc... zumal e salma incrociarono le forchette come si fà con i bicchieri per un brindisi a lume di candela mentre pensieridicarta decrittava la maglietta di eddiemac paroledicotone perchè è maleducazione leggere a tavola ma lei proprio non ci riesce a stare senza un libro. Poi fu un solo, unico rumore masticatorio, neurotrasmettitori che scorsero a fiumi, un bagno di serotonina, un convivio FANTAstico, insomma. Aperti gli occhi ritrovai Marzullo nel video, avrei lasciato il secondo tempo di un film scadente per un secondo d'abbiocco, m'ero detto, invece avevo fatto un sogno, al solito, lungo e complicato. Si era interrotto per mancanza di riferimenti. Qualcuno mi aiuti a recuperare post fulminanti, divertenti, intelligenti. Qualcuno mi aiuti a riprendere una fantasticheria sognata di sera sul divano davanti alla tivvù...perchè c'è un omino nella mia testa, che esce fuori quando certi livelli salgono troppo, che mi dice: "..e fattela 'na cazzo de risata!"

23 maggio 2005

the kills

..occhèi, dopodomani sera andiamo. io & dracs. (torno supergiovane..eviva!)

22 maggio 2005

un post al sole (e fattela 'na cazzo de risata..) 3/?

Se avrei avuto dieci anni di meno, mi dico, buttando l'occhio qua e là anch'io. "Smarrito un congiuntivo?" mi dice Chiaraaa, buttandosi il vino addosso per l'emozione...era da un po' che insistentemente Scantini la fissava. Di lui Cassiodorov scrisse che se lo incontri sembra uno che i figli gli saltano sulla pancia anche da grandi (previsione). In realtà era solo rimasto colpito dalla somiglianza di Chiaraaa con Ally mc Beal, una delle sue serie televisive preferite. Mentre una bianca fumata dalle cucine stava a significare che la pasta era stata finalmente scolata, Malinverno e Runningstill, s'inginocchiarono come si trattasse dell'elezione d'un nuovo papa, poi si abbracciarono. Ad imitazione dei due, grati per l'imminenza dell'amatriciana, si formarono piccoli gruppi laocoontici, s'improvvisarono ole, si fecero brindisi, si palparono culi ignari, volarono schiaffi a caso, il cane della sòra rosa abbaiò e riportò tutti all'ordine. Seduti, con il tovagliolo sul petto, infilato nella camicia, buoni come pupi...(continua)

back on the chain gang

Chiaraaa mi passa il testimone ma i giurati non gli credono...rispondo comunque alle cinque domande di questa strana catena di s.antonio:


volume totale dei files musicali sul mio piccì: i files musicali, audio e video, occupano circa il 79% di un disco duro ma ormai provato, per un totale di circa 8 giga. (sono brani senza diritto d'autore o rilasciati con licenza creative commons, per buona pace della finanza e dell'ex ministro urbani)

l'ultimo ciddì che ho comprato:
àgaetis byrjun dei sigur ròs

la canzone che sto ascoltando adesso, in loop per la verità chè mi piace assai:
benzos::it's amiable

cinque canzoni che ascolto spesso o significano molto per me:
message in a bottle::the police
innocent when you dream::tom waits
divide and conquer::husker du
present tense::pearl jam
had a dad::jane's addiction

passo la palla nelle capaci mani di:
alkanette
zumal
malinverno
epiploon
runningstill
ebbradivita

20 maggio 2005

un post al sole (e fattela 'na cazzo de risata..) 2/?

Mentre i più iniziavano a prendere posto, dopo la rituale applicazione del badge col nome del proprio blog sul petto, scusa palese per saggiare la consistenza mammaria delle blogger più desiderabili da parte di personaggi abili e scaltri, non solo sulla tastiera, come ubikindred e spad, dalle cantine arrivavano copiose e impolverate bottiglie di vino.
Pulsatilla trafelata arrivò correndo, troppo. Dopo aver inciampato sulla gamba di una sedia si ritrovò in braccio al cameriere, sosia sputato di Claudio Santamaria, con la parannanza sporca di sugo ed un profumo di arrosto con retrogusto di salvia addosso. Difficile convincerla a non mangiarlo. Sulle risa melodiose ed il chiacchiericcio di sottofondo s'installò la ritmica del tappo che salta, mentre dalla cucina si sparse il profumo del soffritto propedeutico dell'amatriciana. E quando Alkanette, elegantemente, accavallò le gambe rivelando così le sue preferenze in fatto di lingerie, qualcuno cominciò a sospettare l'esistenza di Dio... (continua) 

19 maggio 2005

un post al sole (e fattela 'na cazzo de risata..) 1/?

Con gesti plastici ed ampi, insospettabili per una donna della sua età, e, soprattutto, della sua stazza, la sòra rosa stese sui tavoli le tovaglie rosa antico, quelle del servizio buono, per le occasioni speciali, e questa era davvero speciale. Avevo dato fondo ad ogni mia risorsa di organizzatore, invaso i commenti di molti blog, inviato mail, spammato per ogniddove l'istant messaging di splinder e di msn, ettolitri di sms, oltre alle più classiche telefonate e, addirittura, avevo citofonato a junior. Ma ce l'avevo fatta, molti erano già lì, altri stavano arrivando, avevo nutrito la mia nuova ossessione ed ora raccoglievo i frutti, aveva inizio il fanta-blog-raduno..(continua)

18 maggio 2005

di muti fradici e pianoforti

La sera dell'otto aprile, sulle coste ventose dell'isola di Sheppey,nella Manica, la polizia inglese ha recuperato un ragazzo in cravatta camicia bianca ed elegante completo nero. Bagnato fradicio, si aggirava stranito..
Non ha profferito parola per giorni,poi qualcuno gli ha dato un foglio e dei colori. Ha disegnato un piano a coda. Nei minimi particolari, con l'ombra anche..
Gli hanno portato un piano a coda, ha suonato per quattro ore un repertorio classico incredibile. Ciaikovsky.
Non parla.
chi potrebbe essere?

Il viaggio premio del conservatorio speciale per ragazzi diversamente abili se l'era aggiudicato lui, che non parlava. che non aveva mai parlato a causa di una agenesia delle corde vocali dovuta, con tutta probabilità, alle ricadute mutagene del disastro nucleare di chernobyl.
certo un viaggio a parigi sarebbe stato meglio, ma anche l'isola di sheppey, nella manica, era purtuttavia un'ottima occasione per vedere com'era il mondo fuori dall'istituto russo. E fu proprio mentre gironzolava per le viuzze del porto che incrociò il gruppetto di operai che sollevava al terzo piano il pianoforte che la signora jones aveva acquistato all'asta di beneficenza. la ditta di traslochi lavorava in economia e la qualità dei materiali era decisamente scadente, fu così che si ruppe la corda. lui sentì uno schiocco, percepì il pericolo, vide gli sguardi atterriti dei facchini, fece un balzo sulla sua destra, si riparò il viso dalle schegge di legno del pianoforte in frantumi sul marciapiede e, finalmente, esclamò: "cazzo!"
poi ripiombò nel consueto mutismo. felice per lo scampato pericolo e per la miracolosa, anche se temporanea, ricomparsa della voce, volle festeggiare al primo pub ancora aperto. infine, ubriaco, decise di fare il bagno vestito.
agli agenti che insistevano per conoscere la sua storia non disegnò nè centrali nucleari nè pinte di birra. suonò ciaikowsky, per rasserenarli.

17 maggio 2005

contro i brevetti (che fine farebbe il mio desktop..)





richard stallman scrive che 283 brevetti U.S.A. potrebbero mettere questo gatto in seria difficoltà..

wanda: "i brevetti software possono salvarci la vita, allora..?"
gerardo: "..adesso te lo rispiego.."

16 maggio 2005

comunicazione di servizio (17/5 no software patents day)

Lettera Aperta di Richard Stallman al Parlamento Italiano

Richard Stallman scrive al Parlamento Italiano in merito alla brevettabilità del software


Cari membri del Parlamento italiano,

Gli sviluppatori e gli utilizzatori di software in Europa si troveranno di fronte ad un grande pericolo se l'UE permetterà di brevettare le tecniche di software: il pericolo di essere incriminati per le idee contenute nei software che essi sviluppano e usano. A differenza del copyright, che protegge la descrizione dell'intero programma ma non le singole idee che lo compongono, la brevettabilità del software consentirebbe un monopolio sull'uso di tecniche generiche. Un programma complesso è la combinazione di migliaia di queste tecniche. Se un paese permette la brevettabilità di ognuna di queste tecniche, un programma complesso può infrangere centinaia di brevetti in un colpo solo. ( secondo uno studio svolto lo scorso anno il Kernel di Linux, la parte centrale del programma linux, usato per il sistema operativo GNU, infrangerebbe 283 brevetti USA)
Come sono queste tecniche? Consideriamo la "progress bar", la barra progressiva che gradualmente passa dallo 0% al 100% mostrando sullo schermo la realizzazione di una operazione, come l'apertura di una pagina web o lo scaricamento di un documento. Questa tecnica è una piccola parte contenuta in migliaia di programmi software che svolgono differenti funzioni. Persino questa tecnica è stata brevettata all'Ufficio Europeo dei Brevetti, insieme ad altre 50.000, a dispetto dello stesso trattato costitutivo dell'Ufficio Europeo dei Brevetti. Se la Direttiva del Unione Europea desse un valore legale a questi brevetti, gli sviluppatori e gli utilizzatori di migliaia di programmi rischierebbero la minaccia di incriminazioni. Un programma è come un romanzo: una raccolta di dettagli che insieme sviluppano molte idee. Immaginate cosa accadrebbe se ogni idea letteraria venisse brevettata, per esempio "una scena d'amore con una donna sul balcone" o "gli occhi blu di una persona che assomigliano al mare". Chiunque scrive un romanzo potrebbe violare diverse centinaia di brevetti; se uno scrittore scrivesse con la preoccupazione di essere incriminato difficilmente scriverebbe un buon romanzo. Non è questo il modo di promuovere la scrittura né dei romanzi, e neanche dei programmi software.
Le pressioni per la brevettabilità del software provengono principalmente dalle multinazionali dell'informatica. Esse vogliono la brevettabilità del software perché ognuna ne detiene migliaia negli USA e li vuole importare in Europa. Se l'Europa permetterà la brevettabilità del software le multinazionali (molte non europee) avranno uno strumento di controllo sull'uso del software in Europa.
Molti legislatori non hanno mai avuto a che fare con lo sviluppo di software, così possono credere ai miti relativi all'efficacia dei brevetti sul software. Per esempio il mito sulla protezione brevettuale dell'intero disegno di un prodotto, se si dice che un programmatore può ottenere un brevetto per "proteggere il suo programma" questo potrebbe avvalorare questo mito.
Poi c'è il mito che vuole che i brevetti possano "proteggere" i "piccoli inventori" dalla competizione delle multinazionali. Se questo fosse vero le multinazionali non sarebbero favorevoli alla brevettabilità del software. Ogni multinazionale usa le sue migliaia di brevetti per mettere ognuno nelle condizioni dello scambio le licenze. Così facendo il programma innovativo di un piccolo inventore combinerebbe le sue poche nuove idee brevettate con le centinaia (o migliaia) di idee ben conosciute, alcune brevettate da IBM, alcune brevettate da Microsoft, ecc. Poi loro si comporteranno con lui come se la questione dei brevetti non ci fosse. C'è quindi il mito del vantaggio che le compagnie americane avrebbero proprio perché gli USA riconoscono la brevettabilità del software mentre l'Europa no. Se questo fosse vero, le compagnie statunitensi ed il governo degli Stati Uniti non presserebbero l'Europa per consentire la brevettabilità del software.
Al contrario l'Europa ora ha un vantaggio.
I brevetti degli Stati Uniti riguardano soltanto ciò che è fatto negli Stati Uniti, ma ognuno può avere un brevetto statunitense. Le compagnie europee possono avere brevetti statunitensi e attaccare gli sviluppatori americani. Ma attualmente gli Americani non possono avere brevetti software Europei e quindi attaccare gli Europei. Fino a che l'Europa rifiuterà di brevettare il software, l'Europa avrà questo vantaggio, Se l'Europa mantiene il suo vantaggio, con il rifiuto di brevettare software, finalmente il mio paese può trovare necessario competere cambiando la sua insensata politica. Per favore aiutate gli Stati Uniti a salvarsi dai brevetti sul software, salvando innanzitutto voi stessi.

domani, 17 maggio, è giorno di mobilitazione contro i brevetti software..questo è un mio contributo.

14 maggio 2005

anamnesi

terapeuta: "è sposato? ha figli?"
paziente: "..no..non abbiamo ancora figli, ci siamo sposati tre mesi fa.."
terapeuta: "ricorda traumi recenti?"
paziente: "..le ho detto che mi sono appena sposato..."

12 maggio 2005

flip your wig

brunite e antiche le pietre a contrastare l'azzurro
il cielo e gemme nuove
smeraldi sugli alberi
un sole nuovo fiammante
con gli occhi chiusi e le spalle aperte
spiegandomi al sole
lei passò accanto
la testa china come avesse perduto qualcosa d'importante..
"cosa hai smarrito?" chiesi piano.
"tutta una vita, la memoria." rispose chiara.
"ti resti tu."
"perchè sei triste, allora?" chiese scansando dagli occhi un ciuffo di capelli rossi (e se si può ancora di più, al sole delle sette).
"abbiamo entrambi capelli ribelli. avrebbero bisogno di un po' d'amore." (*) dissi,
ed insieme tornammo indietro.
lei raccolse la gonna spaziosa e ormai persa ogni cosa presto mi seguì.
testimoni aria e sole.
antiche le pietre a ricordare.

(*) ..avete presente come diventano morbidi dopo aver fatto sesso?

grazie a manu per l'idea ed alcune parole..

on air/thao nguyen::chivalry

10 maggio 2005

la vita è troppo breve (questo non giustifica i fast-food)

il rosso dal basso del ventre
danza
ondeggia caldo
e orripila peli
incurante di pizzi e cotoni anallegici
spirali arancioni, gialle e verdi
impossibili da catturare
ed allora è blu(es).
oltre purple haze
c'è il bianco che contiene tutti i colori.


on air/ted leo::biomusicology

6 maggio 2005

ora di pranzo

Un colpo secco e la testa volò via. "Neanche un filo di sangue, più accurata del canaro.." rabbrividì Cleo. La signora Ines prese le forbici trinciapollo e, appunto, cominciò una toracotomia poco delicata sul pennuto ormai decapitato e spiumato.
"magari ci scappa un polmone anche per me.." e la gatta si strusciò ruffiana tra le gambe del tavolo e quelle di Ines, provocandole un brivido ascendente.
"..ghh!..cough!" tossì wanda
"..gasp!.." gli fece compagnia gerardo.
"un pezzetto solo, però..capito?" fece Ines ad alta voce, come se la scarsa comprensione tra animali ed esseri umani si potesse ricondurre semplicemente ad un motivo di acustica. Lasciò cadere vicino alla gatta un pezzo di materia rossa e porosa, che in un battibaleno scomparve in un tripudio di denti aguzzi e lingua rasposa.
"Col resto ci faccio il sugo per domani.." programmò Ines, "er sugo co' le regajie de pollo, nonna me lo faceva sempre eppoi i cervelletti fritti..pora nonna mia.." sospirò.
Mise sul fuoco un battuto di cipolla e guanciale, un filo d'olio, il tempo di terminare la pulizia del pollo e per la casa si sparse un profumo di paradiso. Uno di quegli odori che senza filtri giungono all'archeocerebrum attraverso i recettori del nervo olfattivo, non per niente il primo dei nervi cranici. Uno di quegli odori che non sopporta di essere contenuto in una cucina, desideroso di conoscere il mondo esterno, impossibile da fermare. Fu come se una sferzata di elettricità attraversasse il condominio tutto.
"..hhhh!!.." gemette wanda.
"...coff..coff.." stravolto oramai gerardo.
Contemporaneamente un cane cominciò ad abbaiare, i gatti del giardino a miagolare, un bimbo pianse piano poi prese ad urlare inconsolabile, qualcuno fece cadere un piatto, un vecchio bestemmiò.
Ines si segnò mentre faceva scivolare piano il pomodoro nel tegame, lo sfrigolìo coprì i lamenti condominiali, cosicchè non seppe mai cosa aveva prodotto quell'odore nelle vite altrui.
Enrico, il marito di Ines, uscì dal torpore, scosso anche lui dal profumo del sugo, tendeva spesso a confondere gli odori prodotti dall'arte culinaria della moglie con i feromoni della stessa. Per non saper nè leggere nè scrivere le mise una mano sul culo ormai abbondante, Ines sbuffò, fingendosi infastidita.
"..Erì..fermete 'n po'..te le cionco le mani. Fà quarcosa de utile 'nvece..cambia l'acqua ai pesci rossi..và!" disse.
wanda ansimò : "...era.."
"..ora..!" completò gerardo.

le risposte del mare




Talvolta il mare parla, esprimendo concetti articolati, messaggi di senso compiuto.
Il mare delle isole greche parla da millenni, certi giorni canta accompagnato dai suoni che il meltemi produce sfiorando le funi e gli alberi delle navi al riparo in porti e rade.
Ghiorgos lo ascoltava sempre molto attentamente in barca durante le notti di pesca, suo unico sostentamento. Dopo aver srotolato metri e metri di lenza, e guardato affondare centinaia di ami innescati con pezzi di sarda, si concedeva un piccolo tempo in cui immaginare le parole del mare in risposta alla sua solita domanda, meglio restare qui al sicuro e con poche prospettive o partire, per cercare fortuna altrove?
Per lui il mare non dispensava solo la vita, diceva cose, dava risposte, ma si doveva essere attenti,  bisognava meritarlo, guadagnare la sua fiducia, conoscerlo a fondo. Le ore trascorse ogni notte in barca richiedevano poi riposo e lavoro a terra, il mare è fatica per chi ci vive, mentre agli occhi di un villeggiante estivo è solo una festa ininterrotta.
La mattina che la vide scendere dal traghetto inondava di sole il porto, il riverbero non consentiva a nessuno di guardarla negli occhi, evidente ed agitata come una ginestra fiorita sul ciglio di una strada. I bagagli pesanti non le impedivano di camminare elegante tra i turisti che arrivavano, sudati, eccitati. Spigliata ed esile, sbarcava vestita di incoscienza, leggera come i ragazzi quando escono al pomeriggio dopo aver fatto tutti i compiti.
I giorni delle sue vacanze trascorsero veloci, tra la spiaggia e il cafenion alla sera, si conobbero davanti ad un caffè greco, il pescatore la vide impacciata e spiegò con calma ed in inglese che il caffè ha bisogno di tempo, al contrario dell'espresso da buttar giù in pochi, rapidi sorsi o al caffè americano da portare con sè mentre si lavora. Il caffè greco vuole pace, tempo e quiete, la polvere fine decanta sul fondo della tazzina mentre si parla, si gioca, si guarda il sole che scende piano. S'innamorarono come è giusto che fosse, ma venne presto il tempo di ripartire, la fine delle vacanze. Un buon motivo per andare via con lei, un buon quesito da porre al mare che rispose quella notte con la pesca più fruttuosa di cui l'avesse mai gratificato.
Conobbi Ghiorgos anni dopo, durante le mie ferie estive e non sapevo niente del mare che parla. Una volta mi portò a pescare con lui e m'insegnò ad ascoltare, a slamare il pescato, a distinguere il pesce pregiato da quello da zuppa. Lei l'avrebbe preparata il giorno dopo nella loro piccola taverna bianca con le finestre azzurre, gatti e tavolini sotto un pergolato fresco dove stare in pace, aspettando con calma il tramonto, lasciando decantare la polvere fine di un caffè greco.
Io? sono solo un uomo di città poco avvezzo ad ascoltare chicchessia, impigliato negli eventi come un moscone tra le tende.
Qualche giorno fa ad Ostia, dopo pranzo, sono rimasto a guardare il mare dalla riva, ad oscillare insieme, onda dopo onda, con un'espressione perplessa sul viso forse dovuta a domande ricorrenti: quando arriva l'estate? verrà mai pubblicato un mio racconto? la digerirò la pasta con le cozze? Un'onda più lunga delle altre è arrivata fino ai miei piedi, e con i calzini fradici e le estremità ghiacciate sono tornato confuso al bar del ristorante, per cercare conforto in un caffè con la sambuca.
Quando parla, il mare esprime concetti articolati, messaggi di senso compiuto, certe volte però è difficile capire.

4 maggio 2005

se un pomeriggio giochi a basket con lo stuppino

era la prima volta che mi convocavano e nessuno a dirmi all'ultimo momento "non giochi!"..."perchè siamo già dieci" oppure " è una vita che non t'alleni" o anche "ma non t'hanno avvertito che la partita è stata rinviata?"
stavolta ero lì, nello spogliatoio con tutti i miei vecchi compagni di squadra, a cambiarmi, a fasciarmi le caviglie come tutti, a dire cazzate, a ridere e scherzare con addosso quella lieve agitazione pre-gara, gesti consueti per addomesticarla un po'. odore forte di piedi, di sudore adrenalinico, di dopobarba e colonia maschile anni'80, canottiera n°16, sopramaglia, pantaloncini con sotto scaldamuscoli nero, ripiegare ad arte i calzettoni bianchi a metà tibia, pantalone della tuta, allacciare le scarpe con cura nè strette nè lente. poi in campo per primo, sempre, due tiri e stretching, uno dei pochi dapprima, imitato e seguito poi dal resto dei compagni che cominciavano a sentire i primi doloretti. due file a metà campo e riscaldamento in souplace, dài&vai..occhèi diamo la palla a sinistra, entrate sull'altro lato del canestro, dice quieto l'allenatore, ma noi sappiamo che presto si agiterà anche lui, scaglierà la giacca sulla panchina al primo fischio arbitrale con cui sarà in disaccordo.
poi, all'improvviso, mentre pregusto il quintetto base, mi accordo per il primo contropiede dopo la palla a due, mentre penso su quale avversario difendere, entrano in campo due inservienti con una rete da pallavolo che prontamente viene montata..
"..ma.."
"niente basket, oggi.. si gioca a pallavolo!" ci avvisa l'arbitro.
"..che vuol dire? ma siete impazziti?!" scatto io..
"..su su..almeno il primo tempo lo giocate a pallavolo. poi il secondo a pallacanestro.."
"ma è uno sport da cartoni animati! mapperfavore.."

sono anni che sogno di rigiocare una partita vera ed ogni volta succede qualcosa, ma stavolta s'è passato il segno. voglio parlare immediatamente col capo degli spiritelli dei sogni, voglio spiegazioni. voglio capire perchè, ad un certo punto del sogno, quando finalmente ci si decide a giocare a basket, dopo la pallavolo, arrivano i carabinieri a cavallo coi cani antidroga. ci portano via tutti, e a me un appuntato contesta il ritrovamento di un panino prosciutto e formaggio sospetto (a suo dire) nella mia borsa..
"ma è un panino..!"
"il cane non sbaglia mai...questo è un camogli!"
"...ah.."
(dannata alkanette, dannato zumal, dannata cena pesante)

3 maggio 2005

dubbi

wanda: "..mi ami alla follia?"
gerardo: "..."
wanda: "..almeno border line?"

1 maggio 2005

sacripare meno sacripare tutti...




è uscito il numero 3, con un mio racconto che parla di mare e pasta con le cozze, grazie alla Placida Signora per l'opportunità, alla redazione che ha lavorato alla rivista e a chi avesse voglia di leggermi lì. (sono molto contento, che si sappia in giro...)