29 luglio 2010

sabbia&coca-cola 2010, castelguidone reprise

è un piccolo mondo,
questo
chiuso da grandi spazi dove almeno lo sguardo
quello sì,
può fuggire via lontano
scarico e senza fiato mi fermo a respirare
l'aria elettrica di un temporale in arrivo.

28 luglio 2010

sabbia&coca-cola 2010

Era consuetudine che le donne, per evitare si divaricassero i piedi a causa di una naturale propensione post-mortem delle anche alla rotazione esterna, legassero fra loro le scarpe della salma. Un ultimo ossequio alla forma.
Per converso e per tradizione il saluto definitivo veniva dato dagli uomini, valicata l'uscita l'ultima gonna, l'amico più caro scioglieva i piedi del defunto, affinchè libero potesse camminare nell'aldilà. Un ultimo riguardo alla sostanza.


25 luglio 2010

(sabbia&coca-cola 2010) narciso e chardonnay 3


Adelina gli piacciono un sacco le feste al paese, c'è tanta gente che viene da fuori, tutti ben vestiti, profumati e sorridenti, s'incontrano all'entrata della chiesa prima della messa. Gli altri giorni, puzzolenti e straccioni, s'ammazzerebbero per un sacco di grano. Sarà che certi paesini vivono da sempre isolati dalla civiltà che le persone non sono proprio capaci di vivere assieme nella concordia, oppure perché il prete non ci riesce a spiegare bene il concetto quando predica, fatto è che le feste spezzano un po' l'atmosfera pesante della vita in paese, una specie di tregua dove si ritrova il piacere di ritrovarsi e anche se dura poco Adelina ogni volta non vede l'ora.

E poi c'è il messaggio simbolico che la vita del santo festeggiato porta con sé.

Oggi è la festa di Sant'Ortano, c'è la processione e dopo i poeti in piazza faranno a gara a chi racconta meglio in rima la sua storia, la storia di San Domenico, del lupo e del bambino.
Adelina gli piacciono un sacco le feste al paese, c'è tanta gente che viene da fuori, tutti ben vestiti, profumati e sorridenti, s'incontrano all'entrata della chiesa prima della messa. Gli altri giorni, puzzolenti e straccioni, s'ammazzerebbero per un sacco di grano. Sarà che certi paesini vivono da sempre isolati dalla civiltà che le persone non sono proprio capaci di vivere assieme nella concordia, oppure perché il prete non ci riesce a spiegare bene il concetto quando predica, fatto è che le feste spezzano un po' l'atmosfera pesante della vita in paese, una specie di tregua dove si ritrova il piacere di ritrovarsi e anche se dura poco Adelina ogni volta non vede l'ora.

E poi c'è il messaggio simbolico che la vita del santo festeggiato porta con sé.
Oggi è la festa di Sant'Ortano, c'è la processione e dopo i poeti in piazza faranno a gara a chi racconta meglio in rima la sua storia, la storia di Sant'Ortano, del lupo e del bambino.



24 luglio 2010

(sabbia&coca-cola 2010) narciso e chardonnay 2

La donna si siede spesso al tavolo in fondo a leggere ogni volta un libro diverso, anche i vestiti cambiano ma non i suoi modi, in tono coi colori che ama indossare. 
Il venditore di rose rosse lo sa, lei è cortese ma ferma, di quella determinazione gentile che non ti ferisce tenendoti comunque a distanza, quando lui entra lei gli apre un gran sorriso appena lo vede. Lui ormai sa che quel gesto non sarà mai il preludio dell'acquisto di un fiore, quindi ricambia e cerca subito altri clienti.
Lei poggia di nuovo lo sguardo sulla pagina, scansa una ciocca di capelli dal viso e le labbra si richiudono sui pensieri e le immagini che i libri belli spesso ti portano fin sulla bocca.
Il barista la vede già da qualche mese, gli piace, facile capirlo, così come piace a tutti coloro che hanno un debole per certe figure eleganti e non appariscenti, ma non sa nulla di lei più di quanto già sappiate voi.

23 luglio 2010

(sabbia&coca-cola 2010) narciso e chardonnay 1/?


Non sopporto gli odoriNon sopporto gli odori


Non sopporto gli odori
li trovo irrispettosi perché ti entrano nel cervello profondo, quello rettiliano, senza chiedere permesso, evitando l'adeguato filtro della corteccia.
E non sopporto nemmeno l'amore, così irrazionale, fuori controllo al punto da portare certe persone alla propria morte o all'omicidio passionale, appunto.

Non sopporto gli odori
figuriamoci quelle puzze che all'inizio ti sembrano profumi, quando sei innamorato.
Inoltre non mi piace ballare,
non che non sia coordinato o che non abbia senso ritmico
è che mi infastidisce quel contorno di abiti svolazzanti, ammiccamenti, carezze mistificate, approcci fisici e movenze apertamente sensuali giustificate e ammesse solo perché eseguite a ritmo.
E poi i profumi
assordanti talvolta anche più che la musica.
C'è però un'eccezione
ed è l'odore che si sparge nell'aria dopo lo sparo
un odore pungente modulato dal suo rilascio graduale dovuto all'uso obbligato del silenziatore.
Un obbligo cui tengo fede volentieri nel mio lavoro, anche per questa piccola frivolezza che mi concedo dell'annusare l'aria mentre guardo morire il mio contratto.
E anche un bicchiere di vino bianco e fresco, appena dopo.
Mi aiutano a sopportare meglio l'idea della morte, perché anche un killer può avere emozioni, sapete?
Ma che non lo si dica in giro
ne andrebbe della mia credibilità
quindi della mia vita e a quella ci tengo io.

La volta che una delle mie prime vittime ci mise quasi un minuto a morire restai lì a guardare senza capire come certe persone possano restare avvinghiate alla vita in maniera tanto ottusa.
Eppure mi aveva visto arrivare, anche se non più in tempo utile per poter fuggire, aveva sgranato gli occhi mentre distendevo plasticamente verso il suo petto il mio braccio, con annesso revolver.
Sembrò se possibile ancor più terrorizzato dal silenziatore, come se la cosa peggiore per lui fosse il fatto che nessuno avrebbe sentito nulla.
Morire in silenzio e senza clamore, dopo una vita chiassosa, esagerata, era la sua nemesi, il giusto contrappasso. Eppure ..
Eppure aveva sentito il tonfo, poi il colpo nel petto, un lampo di dolore pazzo e la consapevolezza che tutto stava finendo lì e in quel momento, eppure.
Eppure stava lì, rantolante per un tempo infinito ai miei occhi, senza arrendersi e nemmeno implorando aiuto o pietà.
Esclusivamente concentrato a non lasciare andar via quel soffio primordiale, senza desiderare un'ambulanza né il colpo di grazia.
Mi dissi dentro "cazzo muori!"
non posso usare un'altra pallottola, non sarebbe la mia firma
un'ambulanza non arriverebbe mai in tempo e anche se fosse non esisterebbe chirurgo capace di vanificare il mio lavoro
quindi
"muori, cazzo!"
lasciati andare
arrenditi come di sicuro ti capitava da bambino quando facevi per gioco la lotta con tuo padre o con tuo fratello maggiore che poi mamma diceva ridendo che ci si sapevano mettere contro uno più piccolo
così arrenditi ora e sorridi
lascia fare adesso
manda uno sguardo di gratitudine al cielo per la vita concessa
e lasciati morire sereno.
Invece no, e non mi riusciva di capire il perché.
Poi annusai l'aria, l'odore dello sparo mi riportò in me, lui finalmente sbarrò gli occhi non appena smise di respirare. Poco dopo ero seduto al bancone di un bar elegante a sorseggiare calmo e soddisfatto un bicchiere di Chardonnay. Pensai che quel che provavo doveva esser messo in riga, ordinato e allineato grazie a, per esempio, un rituale. Mi ci voleva un cazzo di rituale, sì

Un colpo solo.

Sondare l'aria alla ricerca dell'unico odore che non mi infastidisse nella vita,
guardare la fine senza farmi domande, 
poi un bicchiere di vino, sempre lo stesso, bianco, fresco.         (continua ..)


li trovo irrispettosi perché ti entrano nel cervello profondo, quello rettiliano, senza chiedere permesso, evitando l'adeguato filtro della corteccia.

E non sopporto nemmeno l'amore, così irrazionale, fuori controllo al punto da portare certe persone alla propria morte o all'omicidio passionale, appunto.